lunedì 19 novembre 2012

Indipendentisti sardi contro la Bper

Indipendentisti sardi contro la Bper

«Basta con i tagli, la Regione riacquisti il Banco di Sardegna»


Annalisa Bernardini
www.unionesarda.it

Comunicato stampa di SNI, CSS, AMpI sul Banco di Sardegna
 
Un grido d'allarme perché il Banco di Sardegna rimanga un punto di riferimento nel mondo del credito nella nostra Isola. A lanciarlo sono stati ieri i rappresentanti di Sardigna Nazione, di A manca pro s'Indipendentzia e della Confederazione sindacale sarda (Css) che hanno denunciato i tagli che il gruppo starebbe per fare su tutto il territorio isolano.

LA POSIZIONE

«Dei circa 1.250 esuberi annunciati dal piano industriale di marzo da Bper, 450 saranno in Sardegna», tuona Giacomo Meloni, del Css. «A questo si deve aggiungere la chiusura delle filiali del Banco di Sardegna: si parte da 65 ma si arriverà facilmente a un centinaio. I dipendenti diventeranno lavoratori delle società di servizio». Quella che è nata come la banca dei sardi «potrebbe non esserlo più», aggiunge Bustianu Cumpostu, leader di Sardigna Natzione. «Chiuderanno le filiali nei paesi dell'interno costringendo le persone ad andare nei centri vicini: oltre al danno economico con due posti in meno e sofferenze per le aziende dell'indotto, ci sarà anche quello sociale». A farne le spese, secondo Meloni, «saranno le imprese sarde: la Fondazione del Banco raccoglie i soldi nell'Isola ma li porta fuori e ora le politiche saranno mirate a sostenere le imprese continentali». Il presidente del Banco, Franco Farina, aveva però parlato di «una razionalizzazione» con l'eliminazione delle filiali in centri poco significativi della penisola e magari «l'apertura in piazze più interessanti».
Bustianu Cumpostu SNI
Giacomo Meloni CSS

PROPOSTE
 
«C'è un silenzio sospetto su questo piano, sia da parte della politica che degli stessi componenti della Fondazione del Banco che erano perplessi su questo piano», ha attaccato Meloni. Il piano di Bper, che detiene il 51% delle azioni del Banco, «prevede in sintesi la riduzione dell'istituto sardo a una succursale commerciale della banca modenese e non possiamo accettarlo», ha detto Meloni. Per questo ieri sono state elencate alcune proposte di cui la Regione dovrebbe farsi carico. «Prima di tutto chiediamo conto dell'operato dei vertici dell'Istituto e della Fondazione. Chiediamo anche lo stop alla cessione delle 35 filiali del Banco di Sardegna e della Banca di Sassari nella penisola». La politica, inoltre, dovrebbe «sostenere il riacquisto da parte della collettività sarda del 51% delle azioni dell'Istituto ed emanare una legge regionale per indirizzare il mercato del credito sardo con il vincolo di reimpiegare i fondi nello stesso territorio dove sono raccolti».
Cristiano Sabino AMpI

IDEE
 
Per i due movimenti e il sindacato, inoltre, dovrebbe essere potenziato il Banco e ricostituito il Centro dati a Sassari. «Il Ced avrebbe anche il compito di gestire il flusso operativo della clientela del Gruppo», si legge in un documento. «Il centro dati servirebbe per dare vita, in un'intesa banca-Regione, a un consorzio di imprese ed enti pubblici per dare il supporto tecnologico nel territorio».
Gavinu Piredda, sindacalista sardu de sos bancarios de su Bancu de Sardigna in sa cunferentzia de imprenta ammanigiada da SNI, AMPI e CSS. Mi siscuso si no apo pitidu registrare sos ateros interventos ma b'at subennidu problemas tecnicos.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Collasso Italia! Qui crolla tutto!

Nonostante tutte le tasse e i balzelli dei tecnici, nonostante il grande salasso di fine anno con il botto conclusivo dell’Imu, nonostante una politica fiscale di lacrime e sangue, l’Italia è comunque prossima al tracollo! L’Ilva che chiude, andando a sommare i suoi 5.000 cassintegrati alle centinaia di migliaia di precari e disoccupati, la Fiat che non si è capito bene dove andrà a produrre e quanto a licenziare, il reddito delle famiglie in caduta libera, 4milioni di contratti in attesa di essere rinnovati, il caro vita che aumenta a dismisura innescando una corsa mortale a chi implode prima tra debito pubblico e sfascio sociale, sistema pensionistico prossimo al default, crescita zero, e poi, neanche a dirlo, tutto da rifare sul fronte scuola, giustizia, sicurezza, pubblica amministrazione, insomma un disastro generale, un caos totale, la fine di una nazione! E adesso, ma non avevamo dubbi in proposito, pure “la sostenibilità futura del Servizio Sanitario Nazionale potrebbe non essere garantita”. Ad affermarlo è il presidente del Consiglio Mario Monti che avverte: “La crisi ha colpito tutti ed il campo medico non è una eccezione. La sostenibilità futura dei sistemi sanitari nazionali, compreso il nostro di cui andiamo fieri potrebbe non essere garantita se non si individueranno nuove modalità di finanziamento per servizi e prestazioni. La posta in palio è altissima. Non sono tante le occasioni per me e per i ministri per guardare l'oggi con conforto e il domani con grande speranza”. Insomma prima ci dicevano di vedere la luce in fondo al tunnel e adesso che è buio totale. Delle due l'una: o ci vedono poco, e allora è il caso che si rivolgano ad un buon oculista finchè il Ssn ancora regge, oppure ci capiscono meno, e allora è meglio che si levino di mezzo!!! Intanto quel che resta dello Stato Italiano si prepara all’incasso di fine anno con l’ultima rata a saldo dell’Imu, la più folle della storia del fisco mondiale… ma allora perchè continuare a pagare... ma a cosa e soprattutto a chi serve restare su una barca destinata comunque ad affondare?

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